Tra le vie del quartiere di Williamsburg, nel cuore di Brooklyn, vive una delle più grandi comunità chassidiche d’America. Qui il tempo si è smarrito, insieme al resto del mondo che viene scrupolosamente escluso e assolutamente bandito, colpevole di essere la causa delle atrocità subite dalla comunità ebraica.
È in questo scenario che ha inizio la storia di Esty, la protagonista della nuova miniserie da quattro puntate uscita su Netflix il 26 marzo 2020. La storia è liberamente ispirata dal libro Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots scritto da Deborah Feldman nel 2012.
Trama: Esty Shapiro è una ragazza di 19 anni che vive nella comunità chassidica di Williamsburg, per tutta la vita segue pedissequamente le rigide regole che le vengono imposte dalla religione e dalla comunità. A 18 anni, tramite matrimonio combinato, spera che la sua vita possa cambiare per il meglio, avendo la possibilità di adempiere al più grande proposito per una donna nella comunità ebraica ultraortodossa: diventare moglie e poi madre. Presto si rende conto, però, che la realtà non è quella che lei aveva idealizzato, le pressioni morali e psicologiche diventano troppo da sopportare. Decide allora di scappare e vola a Berlino.

Perché guardarlo: Unorthodox permette di vivere lo spaccato di una realtà quasi anacronistica al giorno d’oggi. Una comunità al centro di Brooklyn che vive totalmente isolata dal mondo, con le sue scuole, ospedali e tribunali senza internet o tecnologia, che vede l’estraneo come una minaccia per se stessa e le proprie tradizioni.
La serie, quasi interamente recitata in Yiddish, entra nelle case di queste persone, descrivendo senza giudizio cosa significhi vivere una vita dedicata al matrimonio, ai figli e a Dio – annullando totalmente la propria persona, portandosi dentro rituali, cerimonie e doveri sociali.
Raccontauna storia di emancipazione, di rinascita e libertà, con tutte le conseguenze che porta abbandonare una vita di sicurezza scomoda, per trovare una vita di cui ci si possa pienamente appropriare, ma con pochi strumenti per poterla gestire. In modo trasversale ci mostra come tutte le limitazioni di una vita basata su un unico proposito – il matrimonio e l’essere madre – lascino impreparati ad una vita alternativa, senza istruzione e senza competenze, fuori dalla comunità si è perduti.
Sei con noi o non sei niente.
É interessante come la rappresentazione della comunità giudaico-chassidica non sia mai negativa o giudicante, nemmeno da parte dei personaggi che vogliono fuggire da quell’ambiente. Ne vengono riconosciute le problematiche attraverso la realtà del quotidiano, l’inevitabile giudizio viene lasciato all’occhio dello spettatore.Oltre a questa miniserie, su Netflix, si può trovare anche il documentario One of us sulla medesima comunità chassidica, se si vuole approfondire la scoperta di questa collettività ne consiglio la visione.Beatrice Maschio
Non appena finisco la serie guardo anche il documentario.
La serie mi sta piacendo tantissimo
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Errata corrige: il documentario si intitola “one of us”, è già stato rettificato, ma non vorrei te lo perdessi nel caso ti interessasse! 🙂
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Grazie, gentilissima 🙂
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