Sei strano, e con ciò? I francesi mangiano le lumache, ma ci danno dentro alla grande. [Cit. di Zahid, migliore amico di Sam]
In questa irriverente citazione di un adorabile adolescente in crisi ormonale, possiamo trovare l’essenza di Atypical: la normotipia è un concetto relativo e Sam, protagonista di questa serie tv, imparerà ad accettarlo e noi con lui.
Chi è Sam? Un ragazzo di quasi 18 anni, alle prese con una famiglia incasinata, problemi a scuola e difficoltà nell’approccio con l’altro sesso. Dov’è la novità? Sam è un ragazzo autistico, sebbene ad alto funzionamento, quello che un tempo sarebbe stato classificato come asperger. La definizione “Sindrome di Asperger” era stata introdotta nel DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) nel 1994 e inserita, come l’Autismo, nella categoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. Si caratterizzava per l’assenza di “ritardi” clinicamente significativi nello sviluppo cognitivo e del linguaggio, nelle autonomie personali e nel comportamento adattivo, salvo che nell’interazione sociale. Con il DSM-V (2013) la diagnosi di “Disturbi dello Spettro Autistico” diventa unica, e scompare la categoria “Sindrome di Asperger”. La pratica clinica e l’esperienza scientifica hanno infatti concluso che le diverse caratteristiche delle persone con Autismo si inquadrano meglio in termini di un continuum, piuttosto che nell’uso di sottotipi.
Comunque, problemi definitori clinici a parte, una serie tv che parla di autismo crea consapevolezza di un fenomeno di cui si parla molto, ma che si conosce poco. Attraverso il racconto in prima persona di Sam, lo spettatore diventa partecipe non solo di come possa essere la visione del mondo da un’altra prospettiva, e quindi di quali possano essere i disagi sociali e relazionali con cui ha a che fare una persona affetta da autismo, ma anche di cosa voglia dire vivere con un soggetto affetto da questo disturbo. La famiglia di Sam, infatti, di episodio in episodio diventa co-protagonista, in un godibile intreccio di problematiche che in qualche modo sono vicine alla vita di tutti i giorni, a scelte difficili che forse tutti abbiamo incontrato e che quindi ci permettono di empatizzare ancora di più con la situazione specifica: vivere la propria esistenza, con tutti i drammi e i paradossi emotivi che la caratterizzano, dovendo anche essere responsabili, ma non soffocanti, nei confronti di un ragazzo non neuro-tipico.
La serie è pregevole in quanto non minimizza il problema dell’autismo, mostrando davvero comportamenti tipici del disturbo, dai più lievi ai più estremi, e dimostrando al contempo che ogni persona -bisogna ricordarsi che, a prescindere dai disturbi dai quali si è afflitti, si è prima di tutto persone- in realtà ha le stesse esigenze emotive e relazionali, per quanto con limitazioni differenti e con modalità espressive peculiari. Sam, come tutti i ragazzi della sua età, vorrebbe una ragazza, è affascinato dal sesso, vuole rendersi indipendente dai genitori e ha problemi a seguire diligentemente le lezioni del college.
Netflix ha lanciato a novembre 2019 la terza e fortunata stagione di questa serie, permettendoci di apprezzare ancora la vita di Sam, con le difficoltà del passaggio all’età adulta, che comporta, come tutti sanno, dei momenti di totale smarrimento e di forte tensione. Nonostante ciò, tutto si può superare, e se proprio ci sentiamo ancora agitati, possiamo ripetere in ordine alfabetico le quattro famiglie di pinguini presenti di Antartide (provare per credere e vedere la serie per capire!).
Veronica Repetti