L’ipotesi che si sta profilando in questi giorni di un possibile ritorno alle urne fa sorgere varie questioni: sulle papabili coalizioni, sull’indice di gradimento di partiti e leader, sulle probabili percentuali di vittoria e sconfitta dei candidati. Le prossime ore saranno quindi cruciali per capire se gli italiani dovranno tornare a votare per creare un nuovo governo. Vi è però una questione che nelle ultime votazioni è risultata essere di vitale importanza: il dato all’astensione. L’astensione infatti è un indice fondamentale se si vuole analizzare la situazione politica di un determinato paese.
La partecipazione al voto chiarisce se l’offerta politica attuale rispecchi effettivamente le varie fasce sociali di cui si compone la società, quindi se i cittadini, da una parte o dall’altra, si sentano rappresentati o almeno sentano rappresentati i propri bisogni e le proprie esigenze. Ancor più importante risulta essere il dato sull’astensione giovanile. In linea di principio la votazione rappresenta l’opportunità di un cambiamento o la riaffermazione della situazione attuale. Di fronte al malcontento sociale, il voto risulta essere un importante strumento legalizzato di espressione dell’opinione pubblica. Date queste premesse, l’astensione dal voto da parte dei giovani è indice di molteplici problematiche strutturali e non, ciò significa che l’astensione può essere il risultato di mancanze da parte dei giovani stessi o da parte della politica. Se diamo per vera la prima ipotesi, i giovani non vanno a votare per poco interesse nei confronti della politica, poco coinvolgimento nelle questioni sociali e politiche e quindi disinteresse nei confronti di miglioramento della situazione attuale e di proposta di condizioni diverse per il futuro. Se invece le fonti del dilagante astensionismo sono l’atteggiamento e le questioni poste in rilievo dalla classe politica tutta, allora ciò significa che il problema risiede nell’incapacità dei politici e dei rappresentati di fare l’interesse dei giovani, proponendo risoluzioni non definitive o quantomeno non accettabili a questioni quali ad esempio la disoccupazione o il riconoscimento di nuove figure di lavoratori.
Il risultato di queste mancanze da parte della politica è un’enorme quantità di giovani che si rifiuta di andare a votare, un po’ perché disgustati dall’offerta, un po’ perché disillusi che il ricambio della classe politica possa effettivamente rappresentare una possibilità di miglioramento. L’atteggiamento astensionista può essere quindi di per sé indice di protesta, un modo per esprimere il proprio dissenso.
L’importanza di questo dato risiede dunque nel fatto che le percentuali che ci vengono presentate a ridosso di una votazione, politica, europea o locale deve tenere conto della quantità di persone che non si sono proprio recate alle urne, perché hanno ritenuto inaccettabile l’attuale offerta politica. Le percentuali sopra citate saranno quindi sempre, percentuali di percentuali e non un calcolo basato sulla totalità degli aventi diritto al voto.
Ottavia Dal Maso