Gennaio porta novità, e tra queste potrebbero esserci dei colloqui di lavoro, magari perché avete finito gli studi o perché siete in cerca di un cambiamento positivo nella vostre carriera. Spesso si arriva a un colloquio perfettamente preparati ad affrontare quesiti come: elenca tre difetti e tre pregi di te stesso, risolvi questo quiz, perché vuoi questo lavoro? e molto altro. Ci sono però delle volte in cui l’intervistatore ci lascia perfettamente ammutoliti, o peggio, imbarazzati. Sono quei casi in cui si ha la netta impressione che si stia andando un po’ troppo in là, e non si ha nessuna intenzione di rispondere, ma spesso lo si fa comunque, non sapendo quanto fosse lecita la domanda in partenza.
The Password oggi si propone di aiutare i suoi giovani lettori, forse alle prime armi con il mondo del lavoro, a imparare una volta per tutte cosa non si può chiedere a un colloquio, e come rispondere in caso.
La prima domanda, un grande classico, ahimè, per le ragazze che abbiano superato i vent’anni è: “Sei fidanzata/o? Hai intenzione di sposarti presto? Qual è la tua situazione sentimentale/familiare?”. Tutto ciò che riguarda la sfera affettiva e familiare è strettamente protetto da regole di privacy, che non permettono l’intrusione in temi delicati; anche l’età dei figli, in caso ci fossero, non deve essere specificata per forza.
Un’altra domanda sempre più frequente riguarda la religione osservata, non per motivi discriminatori in sé e per sé, ma in previsione di giorni di vacanza che verranno presi per celebrare le proprie festività fuori dal calendario italiano tradizionale. Anche in questo caso, che siate pastafariani o veneriate il Dio Gatto, sono affari vostri e di nessun altro.
Anche chiedere se avete problemi motori o psichici, a meno che non inficino il lavoro stesso (ad esempio se volete essere un personal trainer) è illecito, e non si è costretti in nessun modo a rispondere, dato che appunto la maggior parte dei lavori di ufficio non richiede sforzi fisici particolari e i problemi di mente sono affari vostri e dello psicologo e stop.
In ogni caso, vi consigliamo di non mostrarvi offesi o aggressivi: sono dinamiche stantie e difficili da sradicare. Se però quel lavoro lo volete, e a raddrizzare qualcuno potete anche pensarci dopo, vi consigliamo di rispondere più o meno così: “Preferirei mantenere il discorso su un piano strettamente professionale, ma vi posso assicurare che la mia famiglia/religione/altro non inficerà assolutamente sulla mia serietà sul lavoro”.
Speriamo che non vi capiti mai dover usare questa frase, ma in ogni caso, in bocca al lupo!
Anna Contesso
Mi sembra un buon escamotage, in effetti! 😉
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Ottimo articolo e ottimi consigli!
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