Se siete fedeli frequentatori dell’aula studio Verdi o infelicemente domiciliati nelle aule di Palazzo Nuovo, vi sarete accorti che quello che fino all’anno scorso, all’incrocio tra via Verdi e Sant’Ottavio, sembrava un cantiere abbandonato al proprio destino, recentemente ha quasi portato a termine la sua edificazione. Un occhio attento o particolarmente interessato non si sarà lasciato sfuggire che nel nuovo complesso Aldo Moro è stato aperto un Burger King. Tra chi sarà sollevato di avere un fast food ancora più a portata di stomaco del McDonald’s di Piazza Castello e chi, al contrario, si preparerà a guardare i futuri frequentatori con sufficienza, ci sarà forse qualcuno che si interrogherà sul motivo per cui in una struttura idealmente associabile al nostro ateneo, figuri fin da subito, in primo piano, uno spazio occupato da privati.
Impersonando Dora l’esploratrice, andiamo sul sito di UniTo dove, dislocati su più pagine, possiamo raccogliere i pezzi del puzzle, che una volta assemblato, potrà fornirci delle informazioni sulla nostra matricola edilizia. Dalle ricerche risulta che: “il progetto si sviluppa su una superficie di 10500 mq e prevede la creazione di 3 fabbricati, un cortile, aree verdi e un parcheggio sotterraneo pluripiano (per un totale di oltre 50000mq di insediamenti)”.
Osservando i dati presentati dall’immagine, possiamo calcolare che, distribuiti tra i 3 lotti, ben 9500mq saranno dedicati a spazi ad uso commerciale in opposizione ai 9012mq destinati a spazi UniTo.
Sorvolando sul fatto che questi numeri non coincidono con quelli di un’altra pagina che fornisce informazioni sull’impiego degli spazi, soffermiamoci sul fatto che non solo l’area che sarà adibita a locali commerciali è cospicua, ma supera addirittura quella destinata al nostro ateneo. Dato di cui è immagine l’impatto visivo del Burger King al piano terra, visibile prima di qualunque altra cosa.
Essere studenti universitari in Italia oggi significa essere idonei alla borsa di studio, ma non beneficiari. Ritrovarsi a tasche vuote, con l’unico vantaggio di essere esonerati dalle tasse universitarie, perché manca l’investimento sull’Istruzione. Gli ambienti accademici si trovano a dover competere e contrattare all’asta con i privati gli spazi che dovrebbero essere dedicati agli studenti. E così ci ritroviamo nel paese con uno dei tassi di laureati più bassi d’Europa, in cui solo il 9,4% degli studenti ha diritto ad una borsa di studio e che ci vede come, da un lato, una merce su cui lucrare, e dall’altro, prima che individui, consumatori, rendendo i luoghi maggiormente frequentati da giovani universitari e non, passerelle di centri commerciali.
Yulia Neproshina