“L’incendio suo seguiva ogne scintilla
ed eran tante, che ‘l numero loro
più che ‘l doppiar de li scacchi s’inmilla”
Paradiso, XXVIII, 91-93
Chi non conosce il gioco degli scacchi? Due eserciti di diverso colore che combattono incessantemente l’uno contro l’altro su un minuscolo campo di battaglia, guidati dalle mani di fantasiosi e pazienti giocatori.
Affascinanti quanto misteriose, le origini di questo gioco si perdono nella leggenda. Si narra infatti che nel vicino Oriente – probabilmente in Persia, secondo la maggior parte dei racconti – vivesse un sovrano che, stanco e annoiato dei propri doveri quotidiani, avesse promesso una grande ricompensa a chiunque fosse riuscito a farlo divertire di nuovo. Tra i tanti che accorsero a palazzo, un anziano mercante (che in altre versioni della storia però è un contadino o un consigliere di corte) pensò bene di porre di fronte al sovrano una piccola tavola quadrata, divisa in sessantaquattro caselle bianche e nere. Prima di spiegare le regole del gioco da lui inventato, però, l’uomo si fece promettere come ricompensa un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza e via dicendo, sempre a raddoppiare il numero fino a che non si fosse giunti fino alla sessantaquattresima. Rasserenato dal fatto che questo gioco avesse un prezzo apparentemente irrisorio, il sovrano imparò a giocare a scacchi e – pur subendo parecchie sconfitte – si divertì così tanto che decise di premiare l’uomo con i chicchi di grano promessi. Ma quando gli scribi di corte provarono a calcolare la quantità esatta…il risultato fu un numero enorme! Neanche con tutto il raccolto del regno sarebbe stato possibile dare al mercante 18.446.744.073.709.551.615 chicchi (sostituiti in altri racconti da monete d’argento). Così, secondo alcuni, il re fece giustiziare l’uomo per la sua impudenza; secondo altri invece decise di premiare lo scaltro mercante affidandogli l’incarico di governare nientemeno che una provincia del suo regno.
Quale che sia l’esito della storia, una cosa è certa: nonostante abbia cambiato nome e funzionamento nel corso dei secoli (la cristallizzazione delle regole per come le conosciamo oggi pare essere avvenuta solo nel XV secolo), questo gioco arriva da lontano (secondo alcuni giunse dall’India in Europa grazie alla mediazione degli Arabi, secondo altri le sue origini sono da ricercarsi più lontano, in Cina o in Giappone) ed è ancora in grado, dopo così tanto tempo, di appassionare persone di ogni età e provenienza. Le regole sono poche e semplici, le combinazioni possibili quasi infinite. Complesse aperture, tattiche studiate e insidiosi orologi per chi voglia essere più “professionale” (credetemi, i tornei in Italia sono numerosissimi), partite più “rilassate” per chi voglia solo divertirsi tra amici. Allora, cosa state aspettando? Bianco in e4, a voi la mossa!
Valentina Guerrera