La paranza dei bambini

Prima di affrontare la lettura de La paranza dei bambini, bisogna tenere a mente che si tratta di un romanzo di finzione: i personaggi e i fatti non sono realmente accaduti, non è un letterario susseguirsi di crimini già visti, questo è un romanzo i cui protagonisti e le loro gesta non esistono, ma di cui esiste comunque tutto il resto, puramente ispirato da una città, da una realtà decisamente presente e verista.

Siamo a Napoli -ancora a Napoli- nel quartiere di Forcella e stiamo assistendo alla nascita di un boss, un boss decisamente giovane e determinato, un ragazzino che non si cura della paura ma solo della sua ascesa, della sua paranza.

Il giovane Nicolas, o Maraja capisce che c’è tutta Forcella su cui allungare le mani, ci sono vuoti di potere, ci sono spazi piccoli in cui infilarsi agilmente con lo scooter e andare a prendersi tutto ciò che si vuole, tutto ciò che si riesce a vedere.
La velocità con cui si procede nella lettura fa spesso dimenticare che si parli di ragazzini, la paranza del protagonista O Maraja è composta da bambini veri e propri, anche di dieci anni, le paranze rivali sono composte da loro coetanei o da ragazzi appena più grandi.
È finzione, ma li seguiamo: seguiamo i piani di Nicolas per raggiungere il potere, li seguiamo nel covo a progettare azioni criminali, a giocare ai videogame o a litigare tra loro, siamo con loro quando vanno a prendere le armi, mentre sparano per le strade della città dai loro motorini, anche quando litigano con le fidanzatine e i familiari noi siamo lì e loro non ci sembrano più bambini.
Eppure è di Camorra che si sta parlando, per quanto si tratti di un romanzo di finzione. La paranza indica un gruppo di fuoco, la droga, le armi, il mondo parallelo della Camorra è reale, un dettaglio di realtà in un romanzo di finzione per sobillare il dubbio, perché la vocina nell’orecchio ci continui a ripetere: anche se sai che non sono fatti realmente accaduti, potrebbero sempre verificarsi, con altri nomi ma tutto questo potrebbe succedere.
Mentre li seguiamo in questa folle corsa verso il potere e la fine, mentre ci immergiamo in una storia possibile, credo che ci sia una citazione sola che possa esprimere la bellezza e la crudeltà di questo romanzo.

“E ti pare che mi metto paura di un bambino come te?”

“Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo”

L’infanzia, a volte, è solo un punto di vista.

Cecilia Marangon

Pubblicità