Dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto Antico, il Museo Egizio di Torino è tra i più importanti al mondo. Il primo pezzo della collezione, la Mensa Isiaca, fu acquistata nei primi anni del 1600 dai Savoia; dal ‘700 in avanti la collezione venne ampliata prima da Carlo Emanuele III, poi da Vittorio Amedeo. Il Museo però risale al 1824, quando il console piemontese in Egitto, Bernardino Drovetti, vendette al re Carlo Felice oltre 5200 manufatti tra vasi, mummie, sarcofagi… la raccolta fu sistemata nel palazzo dell’Accademia delle Scienze. Dal 1894 fu direttore del museo Ernesto Schiapparelli, egittologo italiano che tra il 1903 e il 1913 guidò un’importante missione archeologica italiana in Egitto per poi ricoprire la cattedra di Egittologia presso università di Torino.
Dopo 5 anni di lavori di ristrutturazione e più di 50 milioni di euro spesi, oggi il Museo Egizio si estende su 3 piani più un piano ipogeo (biglietteria e guardaroba).
Si parte dal secondo piano a scendere e dall’epoca più antica: dalla predinastica al Nuovo regno, dal Deir El Medina fino all’epoca tardoantica, e infine dalla Galleria dei Re alla Sala Nubiana si estende il percorso di circa 2 ore per visitare l’intero museo.
Di recente sono stati scoperti dai ricercatori della sezione di Medicina Legale dell’Università di Torino e dell’Ateneo di Warwick in Gran Bretagna i resti della mummia della regina Nefertari, la moglie di Ramses II, proprio in una teca del Museo Egizio. La tomba fu scoperta da Schiapparelli nel 1904, ma il sito era già stato saccheggiato e i ricercatori riuscirono a portare in Italia solamente le Gambe della regina. I resti della tomba sono esposti in Olanda al Rjiksmuseum di Leiden.
Valentina Ribba