Se si è dipendenti dalla lettura sicuramente si amano i Grandi Classici della letteratura. Tolstoj, Leopardi, Goethe sono letture che, senz’ombra di dubbio, arricchiscono immensamente l’animo, ma lo sforzo e la riflessione che richiedono sono grandi, motivo per il quale è bene affrontarli con calma e passione. Il problema sorge qui: cosa fare quando ci si vuole prendere una pausa dai Classici ma non si vuole smettere di leggere? Chiunque abbia una qualche familiarità con la letteratura contemporanea saprà che l’editoria sforna numerosi libri “spazzatura” che, oltre a lasciar desiderare per quanto riguarda lo stile, sono vuoti di contenuto. Come districarsi in questo labirinto di rifiuti letterari e intoccabili classici?
The Password ha deciso di venirvi incontro e proporvi una lista di sette romanzi contemporanei (o quasi) scorrevoli e piacevoli alla lettura, con trame intriganti, dignitosi per quanto riguarda la forma e capaci di proporre interessanti riflessioni, che li riempiono di contenuti.
- Piccoli suicidi tra amici, Arto Paasilinna.
L’amatissimo autore finlandese ci regala un romanzo che ironizza sul drammatico tasso di suicidi della Scandinavia. I pittoreschi personaggi, capaci sia di far sorridere, sia di pensare, intraprendono un viaggio nel Nord con l’unico intento di farla finita. Malinconia e comicità si fondono e, alla fine del libro, la sensazione che rimane è dolceamara, una malinconia che fa riflettere sul significato della vita e sulla speranza. - Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Luis Sepúlveda.
Questo romanzo vi catapulterà in un Sud America selvaggio, popolato da nativi indigeni che vivono ancora di caccia e raccolto. Il vecchio Antonio José Bolívar Proaño ha sempre vissuto così, riempiendo le sue giornate con romanzi rosa. Proprio a lui, uomo mite e solitario, viene chiesto di uccidere il tigrillo, felino indomabile che sta terrorizzando il villaggio di El Idillo. Con il sottofondo di una foresta incontaminata, Sepúlveda ci fa riflettere sul rapporto intimo tra la natura e l’uomo. - Metafisica dei tubi, Amélie Nothomb.
Un’autobiografia “senza peli sulla lingua”, che racconta la vita della scrittrice belga dalla sua nascita a Kōbe, in Giappone, alla sensazionale scoperta di essere. Uno straordinario racconto di come ognuno di noi viene quasi obbligato ad esistere, lanciato nella realtà e di come, pian piano, bisogna accettare le proprie emozioni, sensazioni, fino all’acquisizione del linguaggio e della capacità di espressione. - La ragazza delle arance, Jostein Gaarder.
Un bellissimo invito a vivere la propria esistenza senza tentennamenti. Il carpe diem che un padre urla al figlio, scrivendogli una lettera prima di morire. Una dolce storia d’amore, di crescita e accettazione del dolore, che vuole spronare alla vita, all’amore e a raccogliere tutte le occasioni che ci si presentano davanti. - Il paradiso degli orchi, Daniel Pennac.
Intramontabile classico contemporaneo, Il paradiso degli orchi è la rappresentazione fedele ed ironica di una Parigi anni Novanta, vista con gli occhi del giovane Benjamin Malaussène, fratello e tutore di una moltitudine di strampalati ragazzini. Capro espiatorio di mestiere, Malaussène si ritroverà invischiato in una serie di esplosioni all’interno del Grande Magazzino in cui lavora. Dopo diverse peripezie verrà a galla un segreto sepolto da anni… - Eva Luna, Isabel Allende.
Pubblicato nel 1987, Eva Luna non smette di raccontare la storia di una donna che, in un paese straziato dalla dittatura, lotta per prendere possesso delle proprie sensazioni, della propria sessualità, dell’amore che sente e della vita che vuole. La figura di Eva Luna può insegnare come ognuno di noi sia fragile, desideroso di amore, ma allo stesso tempo forte e capace di plasmare il proprio destino. - La ragazza dello Sputnik, Murakami Haruki.
Un narratore senza nome ci disegna una giovane donna, Sumire, aspirante scrittrice di cui è innamorato. Gli stereotipi su cui questa ragazza crea la sua personalità e basa la sua esistenza sono un’interessante riflessione, che può farci capire quanto ognuno di noi sia, in fondo, il personaggio di se stesso.
Di Erica Bouvier